Happier, il social network del sorriso perpetuo

Secondo uno studio di Blogmeter curato da Vincenzo Cosenza gli italiani nei primi mesi del 2013 non sono stati molto felici. Analizzando il mood dei tweet, infatti, è emerso che i sentimenti prevalenti sono stati la tristezza, la rabbia, il disgusto. La situazione politica incerta e il risultato delle elezioni sono stati senza dubbio due dei fattori scatenanti per questa ondata di pessimismo. Dall’analisi ricaviamo quindi un altro dato, forse scontato: sui social network ci si lamenta, eccome.
Non solo i momenti di gioia e felicità, ma anche tanta negatività: soprattutto negatività. Esternazioni rancorose, tristezze e malinconie, sentimenti di vendetta, attacchi di rabbia improvvisi: i social network non sono un posto dove regna l’armonia. Sono specchi che riflettono la realtà, gli stati d’animo delle persone, forse amplificandoli perché usati come valvola di sfogo nei momenti no degli utenti.
Questo è ciò che ha probabilmente pensato, in modo critico, anche Nataly Kogan, la fondatrice di Happier, un social network per condividere solo i momenti felici, dove la tristezza è bandita.
La Kogan, emigrata negli Stati Uniti da giovanissima con la famiglia, vittima di persecuzioni religiose nell’ex Urss, ha una storia personale, alle spalle, che l’ha portata ad un’inesausta ricerca della felicità.
Se all’inizio della sua carriera (nel corso degli anni ha lavorato per Where, Hudson, Microsoft Fuse Labs) aveva puntato sul sogno americano, sull’idea di arricchirsi per essere felice, qualcosa in lei ad un certo punto è cambiato, fino a interiorizzare profondamente la consapevolezza che sono le piccole cose della vita a renderci veramente felici.
Ha così dato vita, insieme ad altri fondatori, ad una start up con sede a Boston: hanno realizzato un sito e un’app che permettono agli utenti di collezionare i piccoli momenti di felicità quotidiani e condividerli con amici e conoscenti.
Sull’home page, che raccoglie gli ultimi aggiornamenti postati dagli iscritti, ci sono tanti piatti golosi, famiglie sorridenti che camminano al parco, i lavori per ristrutturare il bagno, l’anniversario di matrimonio dei nonni: episodi quotidiani, ma sempre circondati da una luce soffusa, rosata, un profumo di ottimismo. Entrare in Happier è varcare la soglia di una stanza rosa, dove prendersi il tempo per gioire delle proprie piccole fortune e riempirsi gli occhi di quelle degli altri.
Un’idea molto semplice, a rischio banalità: eppure ha avuto sin da subito un successo straordinario, raccogliendo in poco tempo centomila user. Il funzionamento è semplice, mutuato da tutti gli altri social network; la grafica ricorda quella di Pinterest, anche se gli inviti all'azione sono tutti declinati in chiave felice: "leave a happy thought" per "commenta", ad esempio.
Riuscirà Happier a crescere, a convincere? La censura dei sentimenti negativi lo renderà un posto finto e zuccheroso oppure rimarrà un’isola di sincera serenità in un mare di angosce e lamentele? Ai posteri l'ardua sentenza.
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